L'equilibrio "competente”
In questo articolo ci piace partire dal personaggio di Yesss, l’algoritmo al femminile che aiuterà Ralph e Vanellope nel film “Ralph Spacca-internet”, per condividere un aspetto che riteniamo senz’altro urgente, quando non utilitaristicamente pressante, nella contemporaneità reale e virtuale: la necessità di una presenza consapevole, equilibrata e il più possibile competente nella vita come nella rete.
Il vecchio mondo anni ’80-90 della sala giochi di Ralph, viene potenziato e rinnovato dall’arrivo della connessione wi-fi che apre un varco sui meandri labirintici di Internet permettendo ai due protagonisti di partire alla ricerca di un volante nuovo per Sugar Rush, il vecchio gioco di cui Vanellope era protagonista, perché quello installato era stato danneggiato da una piccola frequentatrice della sala giochi.
Inizia il viaggio elettrizzante ma pieno di insidie, dell’eroe del vecchio mondo e di Vanellope alle prese con le inquietudini dell’adolescenza, tra le spire del world wide web. Ci ritroviamo in mezzo a brand, portali, meccanismi noti a tutti o quasi.
Proprio come un “piccolo cybernauta” con l’inesperto genitore, si avventurano, con un approccio anagraficamente differente, in un mondo nuovo e sconosciuto alla ricerca del pezzo mancate.
Il primo ostacolo che incontrano nell’impresa di questo percorso, è di tipo “lessicale”: trovare le parole giuste che, come chiavi, ci abilitano al viaggio. Non trovarle significa non partire, o meglio, partire ma per una direzione che non è quella che vogliamo. Ancora una volta, il linguaggio è la condicio sine qua non; che sia analogico o digitale, anche nelle dinamiche della rete, proprio perché complesse ed esatte, rimane il punto di partenza qualunque sia lo scopo.
Il maturo Ralph non troverà le parole per avviare correttamente la ricerca; Vanellope sì, con tutti i crismi per soddisfare e lusingare il motore di ricerca.
In effetti troveranno il volante giusto, ma ad un prezzo troppo alto e loro non possiedono tutto quel denaro. L’incontro con Spamley, un banner pubblicitario, sarà determinante ed estremamente utile perché aiuterà i nostri eroi a incontrare Yess, la regina delle tendenze che fornirà ai due spaesati protagonisti un viatico per monetizzare con più facilità sul web: essere presenti sempre, tanto e con gli “argomenti” più bizzarri per ottenere più visualizzazioni possibile e monetizzare. Ma attenzione – avverte Yess – a non capitare mai nella “stanza” dei commenti perché ce ne pentiremmo.
Naturalmente Ralph, dopo una brevissima illusione di successo, ci casca dentro e s’imbatte, suo malgrado, in un esercito di commenti non sempre positivi per la sua autostima. Infatti entrerà in una crisi che, in un climax di errori, non riuscirà a gestire.
La rete e le sue dinamiche non fanno altro che mettere in risalto la possessività di Ralph e scatenare il peggior difetto dell’ingenuo bonaccione non avvezzo a quel mondo e, peggio ancora, incapace di adattarsi ad esso. La sua invadenza diviene così abnorme da trasformarsi in un virus distruttivo per sé e per gli altri.
Il concetto di virus diviene metafora virtuale proprio di questo disordine personale, esistenziale, sociale. Lo presagisci, lo incontri, lo frequenti, lo subisci ed è fatta: ti ritrovi infettato, sopraffatto e, a volte, vinto. Come in un ginepraio, più ti muovi più peggiori la tua posizione e quella degli altri, rimanendone infine intrappolato. Nel web come nella vita.
Il viaggio continua tra trabocchetti e citazioni di diverso genere, l’insistenza fastidiosa dei pop-up, la crudeltà gratuita degli haters, la tirannide occulta degli algoritmi e la frenesia dei like. Nella forma e negli atteggiamenti robotici degli avatar che mimano le azioni virtuali degli utenti umani si scorge una irrisione della meccanicità dell’attività di molti utenti del web, che come “banderuole seguono secondo pattern prevedibili la logica della rete con i suoi trend e le sue sponsorizzazioni”, come scrive Costanza Morabito ne “Il cinematografo”.
Buono o cattivo? Pericoloso o salvifico? Comprensibile o misterioso?
Questo è quanto: vita reale e realtà virtuale si intrecciano. Le differenze tra l’una e l’altra ormai sono sempre meno definite. Le cure, le soluzioni, gli antivirus sono gli stessi.
E’ qui che Phil Johnson e Rich Moore, fanno la differenza e offrono un’interpretazione geniale non tanto nella sua definizione quanto nel modo in cui riescono a figurarla ad un pubblico senz’altro eterogeneo per cultura ed età. La loro rappresentazione arriva a tutti, con modulazioni diverse, ma a tutti.
L’antivirus viene ritrovato nell’ “equilibrio” e in una gestione consapevole e il più possibile competente di se stessi e della propria socialità. E’ un rimedio scontato, banale ma troppe volte dimenticato.
Lo capirà a sue spese il protagonista Ralph che, uscito di senno per eccesso di possessività nei confronti della piccola Vanellope, in un crescendo di errori fatali, dovrà capire che non c’è amicizia se non c’è rispetto della libertà dell’amica.
Lo capirà Vanellope quando si renderà conto che esistono mondi (virtuali o no) che vanno intrapresi, ma con cautela e senza perdere se stessi.
La riuscita del film sta proprio nel modo preciso e, ovviamente pedagogico, considerato l’uditorio, di riassumere in una architettura perfetta ed esatta, il complesso e complicatissimo mondo reale attraverso la metafora della rete, ancora più complessa soprattutto per chi non ne è avvezzo e competente.
Il messaggio si fa tra l’altro bilingue per essere chiaro ad almeno due o forse tre generazioni che nel film seguiranno sorti molto differenti. Come a dire: devi sempre gestire con equilibrio la competizione alla quale ormai non puoi più sottrarti.
I più giovani, con molte incertezze, ce la faranno; i più “anziani”…si dovranno, forse, impegnare un po’ di più per non venire eliminati e tornare nel vecchio mondo della sala giochi, mantenendo solo qualche relazione superficiale con il “nuovo mondo”.